In questo articolo riporto i concetti salienti espressi durante l’intervista con Andrea Pressenda, direttore esecutivo di Zwebtv, in cui ho spiegato come l’emergenza Covid può influenzare lo stato mentale dei calciatori (e in generale degli sportivi) e come possono gestire lo stress.
Puoi trovare il video dell’intervista qui.
Viviamo un momento storico particolare, che ha cambiato radicalmente le abitudini di tutti, atleti compresi.
I calciatori professionisti non hanno mai smesso di allenare il corpo, nemmeno nei periodi più bui della pandemia, rendendoci anche partecipi delle loro sessioni di training “casalinghe” (come Belotti, Immobile, Insigne e la loro “plank challenge” su Instagram).
Il loro fisico non dovrebbe aver subito particolari conseguenze dovute allo stop forzato. Dopotutto, se ciò che serve loro sono i muscoli e questi sono stati allenati “come se nulla fosse”, ora che si è tornati a giocare negli stadi i livelli di prestazione dovrebbero essere più o meno gli stessi. O no?
No, visto che stiamo dimenticando che il corpo da solo non basta, ma è anche (e soprattutto) la mente che influenza la performance.
Dipende. Partiamo da un presupposto: non era mai successo prima che i campionati si fermassero per così tanto tempo.
Sappiamo che pratiche come allenarsi a casa da soli e giocare in stadi vuoti possono avere un fortissimo impatto sugli atleti, che non è necessariamente negativo. Per chi, infatti, ha alti livelli di ansia e un controllo delle emozioni non ottimale, l’allenamento in solitaria e l’assenza di pubblico può migliorare la performance e il rendimento sportivo. Al contrario, per chi è alla ricerca di emozioni forti, lo stadio vuoto può rappresentare una minaccia al rendimento.
Insomma, lo stesso stimolo può dare o togliere energia, perché non è lo stadio vuoto in sé a essere buono o cattivo, ma è come l’atleta lo vive sulla base delle sue esperienze, delle sue conoscenze, di ciò che è.
Oggi più che mai un buon atleta è colui che è in grado di gestire al meglio il distress che una situazione come quella che stiamo vivendo porta con sé.
Il distress è lo stress negativo. Lo stress è qualcosa che viviamo quotidianamente e non ha una connotazione sfavorevole. Lo diventa quando porta a sviluppare processi di somatizzazione o pensieri circolari (distress), mentre quando favorisce il rendimento lo definiamo eustress.
Ritorniamo al lockdown. Quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo porta con sé tanto stress. Ma che sia “di” o “eu” dipende da noi. Un calciatore, oggi, non può più allenarsi come si allenava fino all’inverno del 2019 (e già non avrebbe dovuto farlo da parecchio, ma su questo i club italiani sono molto indietro). Oggi deve allenarsi come se si stesse preparando a correre una maratona, uno sport di endurance che necessita controllo fisiologico e mentalizzazione dell’obiettivo per poter sopportare di correre ininterrottamente per oltre 40 km. Ora più che mai serve il training mentale per potenziare la dimensione psicologica dell’attività sportiva e raggiungere una migliore gestione delle energie e dell’emotività. E per farlo abbiamo a disposizione le tecnologie e gli strumenti di neuropotenziamento basati sulla neurobiologia di base, come il Metodo Rusciano Neuroplus®!
Prof. Aiace Rusciano
Psicologo, Neuroscienziato a Verona e Venezia
Prof. Aiace Rusciano
Psicologo, Neuroscienziato a Verona e Venezia
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Veneto col n. 7200
Laurea presso l'Università degli Studi di Padova. Ph.D. in Neuroscienze Cognitive presso l\’Università di Trieste - Esperto in Neuropsicologia Giuridica
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